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Recensione del 18° Congresso Europeo EMDR

Recensione del 18° Congresso Europeo EMDR, tenutosi presso la Fiera di Barcellona dal 30 Giugno al 2 Luglio
a cura di Bruna Maccarrone e Antonio Onofri


La psicoterapia del 21° secolo: gli organizzatori del 18° Congresso Europeo EMDR, tenutosi presso la Fiera di Barcellona dal 30 Giugno al 2 Luglio, hanno voluto con questo titolo mettere in evidenza il crescente accreditamento dell’approccio EMDR e la sua diffusione sempre più capillare. 

Ben 913 i partecipanti (di cui ben 154 italiani, il gruppo più numeroso) provenienti non solo da gran parte d’Europa, ma da tutti i cinque continenti, cui è stato indirizzato il saluto di apertura e benvenuto di Francisca Garcia Guerrero (Presidente EMDR Spagna) e di Isabel Fernandez (Presidente EMDR Europa, nonché della Associazione Italiana). Quest’ultima, in particolare, ha evidenziato la costante diffusione dell’EMDR e la crescita dell’Associazione EMDR Europe che adesso conta ben 26 Paesi, per un totale di 20.543 membri e ha illustrato le nuove frontiere nel trattamento anche di popolazioni speciali con bisogni particolari, come indicato per esempio dalle tante esperienze di applicazione dell’EMDR nella terapia delle condizioni sintomi post-traumatiche nei rifugiati e richiedenti asilo.

Quest’anno il Premio Servan-Schreiber per il contributo più significativo relativo all’EMDR, è stato conferito a Dolores Mosquera, personalità nota a livello internazionale nel mondo della psicotraumatologia e dell’EMDR, soprattutto per la sua ricerca nell’applicazione del nostro approccio ai disturbi dissociativi e della personalità. Gli workshop che sia Dolores Mosquera sia Anabel Gonzalez hanno tenuto durante il congresso, sono stati anche l’occasione per proseguire il dibattito relativo alla necessità di far precedere l’elaborazione di traumi complessi da interventi di stabilizzazione, contestata da alcuni dati presentati recentemente da Ad de Jongh e dal gruppo olandese.


Le sessioni plenarie che si sono succedute nelle tre giornate sono state affidate a tre nomi di eccellenza.
Il venerdì ha aperto i lavori Martin Teicher, professore associato alla Harvard Medical School, che ha illustrato i risultati di nuove e molto promettenti ricerche dalle quali emergerebbe come vi siano particolari regioni del cervello suscettibili a particolari tipi di stress e come queste regioni abbiano dei propri particolari periodi di sensibilità (o “finestre di vulnerabilità”) agli effetti dello stress precoce. Pertanto, la fase evolutiva in cui avvengono le esperienze traumatiche darebbe esiti diversi sia in relazione alle aree del cervello che vengono compromesse, sia ai successivi sviluppi psicopatologici. In altre parole, tipi diversi di eventi o condizioni traumatiche interesserebbero aree cerebrali differenti, a seconda non solo del momento di sviluppo, ma anche del sesso di appartenenza del bambino: per esempio, questi possono avere effetti sulla corteccia visiva e sul sistema limbico, così come la capacità di autoregolazione emozionale e i processi mnemonici. Le esperienze di umiliazione possono influenzare primariamente la corteccia uditiva e le aree verbali, l’abuso sessuale produrrebbe i suoi effetti principali sulla corteccia somatosensoriale, il corpo calloso e la connessione interemisferica.

Il sabato la sessione plenaria è stata invece affidata ad Ana Gomez, fondatrice e direttrice del Agate Institute negli Stati Uniti, esperta nell'uso della terapia EMDR con bambini e adolescenti vittime di traumi complessi, ferite dell’attaccamento e dissociazione. Ana Gomez ha trattato il tema complesso della trasmissione transgenerazionale dei traumi irrisolti e dei modelli di attaccamento, ovvero di come storie e ferite passate vengano trasmesse attraverso messaggi impliciti inconsci che hanno luogo nella relazione genitore – bambino e ha poi illustrato, durante il suo lungo workshop del giorno dopo, le sue modalità di intervento, particolarmente creative, originali e sofisticate, a partire dalle conoscenze attuali di neurobiologia dello sviluppo sulle progressive capacità autoregolatorie del bambino e dell’adolescente. 

Infine, la domenica ha chiuso i lavori Andrew Moskowitz, Professore di Psicologia al Touro College di Berlino, nonché Presidente della Società Europea per lo Studio del Trauma e della Dissociazione, autore di molte pubblicazioni nell'area del trauma, dissociazione e psicosi, e curatore del libro “Psycosi, Trauma e Dissociazione”, di cui uscirà la seconda edizione nel 2018.
Il prof. Moskowitz ha illustrato il difficile e controverso tema della relazione tra dissociazione e psicosi, ripercorrendo innanzitutto le conoscenze della psicopatologia classica e della fenomenologia psichiatrica di tradizione europea, e poi illustrando alcuni interessanti e più recenti sviluppi, come la relazione tra allucinazioni uditive e dissociazione e le similarità tra i cambiamenti nel cervello causati da condizioni traumatiche dell’infanzia e quelli riconosciuti come più tipici della schizofrenia. Da una tale prospettiva, le dispercezioni uditive potrebbero essere considerate come una sorta di fallimento di un meccanismo dissociativo.

Trattando poi il tema dei deliri, Andrew Moskowitz ha ipotizzato come molti di questi possano derivare da ricordi traumatici decontestualizzati o da esperienze di attaccamento precoci o comunque cariche affettivamente. Infatti, molti studi su larga scala di cui alcuni anche longitudinali, mettono ormai in correlazione trauma e psicosi e mostrerebbero come per esempio variabili legate all’attaccamento insieme all’abuso verbale (non sessuale) possano predire fortemente la dissociazione. In questa linea, Moskovitz ha riproposto una originale rilettura della ”teoria del doppio legame” nella schizofrenia, alla luce dei contributi di Liotti relativi alla disorganizzazione dell’attaccamento in grado di offrire una buona cornice concettuale per la comprensione anche dei sintomi psicotici (per esempio, i deliri esprimerebbero la dissociazione dell’emozione reale che non può essere espressa direttamente). Per finire, il prof. Moskowitz ha ricordato come lo stesso Bleuler ritenesse la schizophrenia “l’effetto di un trauma psicologico particolarmente potente su una persona particolarmente sensibile”.


Oltre alle sessioni plenarie le tre giornate di congresso hanno visto susseguirsi moltissimi worlshop che hanno trattato tutti i campi di applicazione dell’EMDR e di trattamento delle varie psicopatologie (dalla depressione ai disturbi dell’umore e bipolari, dalle fobie ai disturbi del comportamento alimentare, dal DOC alle psicosi) fino a toccare i temi di attualità legati alla genitorialità e alla violenza domestica, e quelli dell’emergenza e dell’accoglienza ai migranti, rifugiati e richiedenti asilo, che interessano particolarmente le coste italiane ed europee in questo momento.
Il gruppo italiano è stato particolarmente attivo negli workshop proposti durante il Congresso: Paola Castelli e Antonio Onofri hanno illustrato il loro lavoro con i rifugiati e i richiedenti asilo oltre che presentato una rassegna delle esperienze italiane in corso, Luca Ostacoli ha proposto un originale modello di intervento a partire dalla identificazione del profilo neurobiologico del paziente, Maria Zaccagnino ha offerto ai partecipanti un interessante workshop sull’uso dell’EMDR nella anoressia nervosa, Enrico Zaccagnini ha affrontato il tema dell’uso del sogno nella terapia EMDR.


In chiusura dei lavori, il premio per la ricerca è stato assegnato al lavoro del gruppo di colleghi turchi guidato da C. Acaturk, “The efficacy of eye movement desensitization and reprocessing for post-traumatic stress disorder and depression among Syrian refugees: results of a randomized controlled trial”, pubblicato nel 2016 su Psychological Medicine. Varie ricerche precedenti, infatti, hanno mostrato un’alta incidenza di PTSD e depressione tra i rifugiati. Lo studio del gruppo di Ataturk ha pertanto indagato gli effetti dell’EMDR sui sintomi del PTSD e della depressione confrontando la nostra terapia con un gruppo di controllo in lista di attesa tra i rifugiati siriani. Quelli che - tra gli ospiti del Centro di Accoglienza di Kilis al confine turco-siriano – presentavano una diagnosi di PTSD, sono stati assegnati in maniera random al trattamento con EMDR (n = 37) o a una lista di attesa di controllo (n = 33). L’analisi statistica ha mostrato un effetto significativo della terapia con EMDR, con una grande riduzione dei sintomi del PTSD e una differenza tra i due gruppi che si manteneva anche al follow-up dopo cinque settimane.

Ringraziando gli organizzatori e il Comitato Scientifico del Congresso, Isabel Fernandez ha dato ai partecipanti il suo “Arrivederci a Strasburgo”. Il prossimo Congresso Europeo di EMDR, infatti, si terrà nella bella città francese, dal 29 Giugno al 1° Luglio 2018. Save the date!

Bruna Maccarrone e Antonio Onofri

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